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    Coach Catalani: “Vi racconto il gruppo dei due scudetti”

    “Ho allenato un gruppo di ragazzi cresciuti qui dentro, un gruppo con una forte identità, che ha condotto un percorso lungo nel corso del quale sono stati aggiunti giocatori ma inseriti dentro una struttura solida, costruita su buone abitudini, con un DNA Olimpia Milano. Tutti hanno dato il loro contributo ma chi è cresciuto nel minibasket e poi nel settore giovanile ha rappresentato realmente il principio in cui tutti volevano stare, imparando a vivere e stare insieme rappresentando al meglio i valori della maglia che indossavano”.

    Michele Catalani, nativo di Arezzo, un passato a Siena, a Lucca, ad Agrigento, è da tre anni il responsabile tecnico del settore giovanile dell’Olimpia, l’allenatore che ha diretto lo “Special Team” dei due scudetti e due Next Gen Cup in altrettante stagioni, aiutando e sostenendo la cresciuta dei ragazzi. Sette di loro – Jacopo Alberti, Riccardo Casella, Giovanni Cortellino, Diego Garavaglia, Omar Karem, Achille Lonati, Guglielmo Youssef – sono all’Olimpia fin dai tempi del minibasket. Sono loro che hanno dato l’imprinting giusto ad un gruppo speciale che ha accolto, integrandoli i ragazzi arrivati dopo, Gigi Suigo, Leo Van Elswyk, Mattia Grassi, Davide Toffanin, Mattia Ceccato. Un gruppo così bello che Samuele Miccoli, che ne è uscito per età e capacità l’anno scorso per giocare ad Agrigento, era con loro a festeggiare a Roma assieme ai suoi amici.

    Coach Catalani, tante volte avete vinto dopo essere stati sfidati, qualche volta messi in difficoltà e altre volte – soprattutto alla Next Gen Cup – quasi sul punto di crollare. Ma la forza di rifiutarsi di perdere ci ha sempre sostenuto. Come è stato possibile considerando che questi ragazzi comunque avevano già vinto tanto, giocato già tante partite importanti nelle loro giovani carriere?

    “Hanno sempre saputo reagire. Non ho mai sottovalutato che, al di là delle vittorie e che continuare a vincere avrebbe avuto un altro sapore, attorno a questo gruppo c’è stata un’attenzione mediatica inusuale. Ci sono tanti ragazzi chiamati ovviamente a pensare al loro futuro, ma questo non li ha mai deviati dal presente. Quando siamo andati in campo, a giocare o ad allenarci, non c’è mai stato niente che li abbia distratti. Chi aveva da pensare al proprio futuro l’ha fatto, ma quando ha indossato la maglia dell’Olimpia Milano l’ha fatto e sempre senza egoismi. Abbiamo cercato di condividere tutto il progetto con i ragazzi ma l’aspetto più rilevante è che pur avendo tanto talento siamo stati una squadra fondata non sulle individualità ma sul sistema. E si sono sentiti parte di una squadra, nel modo di attaccare, difendere e stare insieme”.

    Il gruppo Campione d’Italia Under 19

    Come si concilia la ricerca della vittoria con lo sviluppo dei singoli?

    “Non abbiamo mai nascosto che la nostra fosse una programmazione a più livelli, una individuale e una di squadra. Vincere è un elemento importante da insegnare, come lo è perdere. Questo gruppo ha vinto tanto e per tanti anni, quindi era un gruppo poco abituato a perdere. Quando è successo, tutti, abbiamo reagito con un po’ di sorpresa, ci siamo anche demoralizzati. Ma abbiamo saputo gestire anche le sconfitte e in questo ci ha aiutato il percorso svolto in un campionato senior, superando momenti di difficoltà. Giocando tantissime partite ne abbiamo perse alcune, anche nel campionato Under 19, pagando i carichi di lavoro. Però tutto questo ci ha permesso di comprendere quanto stavano facendo e che vincere era importante. Infine, avevamo ragazzi che volevano vincere davvero, per chiudere un percorso di squadra in modo giusto, e non c’è stato bisogno di spiegare quale fosse l’importanza delle partite. Ma era un gruppo ricettivo, con giocatori che comunque abbiamo aiutato a crescere individualmente”.

    “Era un gruppo con una forte identità Olimpia Milano, un proprio DNA grazie a ragazzi che sono qui fin dai tempi del minibasket. Chi è arrivato dopo ha trovato un gruppo solido, con buone abitudini”

    Michele Catalani

    Come si gestisce una squadra in cui alcuni giocatori sono stati sotto gli occhi degli scout di tutto il mondo e altri fatalmente no?

    “Abbiamo condiviso la programmazione individuale con tutti i ragazzi, consapevoli che ci sarebbero stati momenti in cui ognuno di loro avrebbe avuto bisogno dei compagni. Credo che ci siano stati elementi cresciuti proprio grazie al supporto dei compagni. Tutti conoscevano il percorso che avrebbero dovuto compiere ma i nostri giocatori di punta sono cresciuti in questi anni anche grazie al lavoro che hanno fatto i compagni. La visione del lavoro era chiara. Tutti si sono messi a disposizione di un gruppo in cui ognuno aveva una strada da percorrere. Ad esempio, ragazzi che quest’anno hanno giocato poco sono stati preparati per giocare di più la stagione prossima”.

    Un’altra difficoltà che avete avuto: nell’Under 19 avevate un roster, ma quando giocate a livello internazionale i 2006 non erano utilizzabili e a livello senior a Oleggio subentravano ulteriori elementi.

    “Non è stato difficile perché i senior che abbiamo scelto hanno manifestato una caratura umana prima ancora che tecnica eccezionale. Hanno capito quale fosse il contesto e quali erano le nostre priorità sacrificando sé stessi per sostenere le esigenze nostre. E li hanno supportati”.

    Qualcuno ha già debuttato in Serie A.

    “E’ stato bello vedere alcuni dei nostri ragazzi allenarsi con una prima squadra del livello dell’Olimpia e in un clima di grande pressione riuscire ad essere autonomi e tenere botta se per tutto l’allenamento almeno per buona parte del suo svolgimento. Alla fine, è l’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere”.

    “Riccardo Casella rappresenta dal punto di vista sia emotivo che tecnico, di voglia di arrivare quello che vorremmo vedere in tutti i giocatori del settore giovanile dell’Olimpia”

    MICHELE catalani

    Non abbiamo parlato dei singoli ma Riccardo Casella per qualità morali, mentali, tecniche rispetto anche alla taglia fisica può essere considerato il prototipo del prodotto delle giovanili Olimpia?

    “Riccardo è stato speciale per tutto il percorso svolto, anche prima che arrivassi io. Si è sempre distinto, oltre i mezzi fisici. Negli ultimi tre anni ha fatto la differenza a prescindere dal contesto in cui è stato chiamato a esprimersi, compensando con carattere, intensità, con il lavoro, quelle che potevano sembrare debolezze. È stato sempre la miglior versione di sé stesso, un punto di riferimento. Laddove l’attenzione era rivolta ad altri, in tanti mi hanno detto che comunque in regia avevamo un metronomo come Riccardo Casella. In campo e fuori si è sempre speso per i compagni. Lui rappresenta dal punto di vista sia emotivo che tecnico, di voglia di arrivare quello che vorremmo vedere in tutti i giocatori del settore giovanile dell’Olimpia: lui questi valori li ha interpretati in modo impeccabile”.

    L’articolo Coach Catalani: “Vi racconto il gruppo dei due scudetti” proviene da Pallacanestro Olimpia Milano.

    Fonte: Ufficio Stampa Olimpia Milano

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